La Telemedicina favorisce modelli assistenziali innovativi incentrati sul cittadino e facilita l’accesso alle prestazioni sanitarie sul territorio nazionale contribuendo ad una notevole riduzione della spesa sanitaria nazionale.
Il monitoraggio dei pazienti attraverso sensori collegati con il medico di base può rendere più efficiente ed efficace la gestione del paziente e anche migliorare la prognosi della malattia, miglioramento della prognosi che significa anche un minor tasso di utilizzo della terapia intensiva. Per la sanità occorre una rivoluzione, tenendo conto che intervenendo oggi possiamo avere i risultati tra almeno due anni. Occorre riprogettare la rete dei servizi territoriali, valorizzando il ruolo dei medici di base e introducendo strumenti di teleassistenza e di telemedicina. Sono interventi a costo zero, che non necessitano di risorse aggiuntive, ma che hanno bisogno solo di capacità di programmazione e di competenze.
L’uso delle tecnologie di telematica nella medicina, per fare diagnosi e terapie a distanza, si rende, poi, sempre più necessario in Italia, soprattutto se consideriamo che la problematica delle malattie croniche sta diventando sempre più centrale e prioritaria. Secondo l’OMS, tra le malattie croniche più comuni nel mondo, ad elevata incidenza di mortalità ci sono le malattie cardiovascolari (responsabili per 17,5 milioni di morti all’anno), il cancro (7,6 milioni), le malattie respiratorie croniche (4.1 milioni) e il diabete (1,1 milioni). Ad esempio, l’ipertensione non trattata, uno dei principali fattori di rischio (aterosclerosi nelle arterie coronarie, carotidi, arterie renali e degli arti inferiori) potrebbe essere tenuta sotto controllo da remoto con relativa semplicità.
La telemedicina quindi può rappresentare la frontiera per seguire tutti gli altri pazienti, rendendoli autonomi il più rapidamente possibile e agevolandone l’autogestione (autosufficienza nella propria casa, nel “quartiere” in cui si sono abituati a vivere). La chat con il medico, ad esempio, ridurrebbe l’afflusso dei pazienti all’interno dello studio, dando accesso solamente ai casi con oggettivo bisogno di una consulenza fisica.
Si attiverebbe una rete integrata ospedale-territorio-domicilio, in cui dovrebbero interagire le varie figure professionali che sono già in campo (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, infermieri e podologi esperti, medici e chirurghi specialisti nei vari settori di competenza delle patologie interessate) e si potrebbe pensare alla discesa in campo di forze nuove utili (come i farmacisti esperti in tale settore), cui demandare altri compiti come la gestione degli appuntamenti con i professionisti prima menzionati, la preparazione di prodotti galenici ad hoc, la sensibilizzazione e l’educazione sanitaria di pazienti e care-givers.
I servizi di telemedicina, in particolare puntano a: intervenire in una fase precoce della malattia attraverso il monitoraggio, e quindi ridurre il tasso d’aggravamento e di mortalità, ridurre il numero di giorni di degenza ospedaliera, razionalizzare le decisioni attraverso la consultazione a distanza con gli specialisti, ridurre il costo della cura del paziente.
Nel contesto socio-economico attuale sarà fondamentale la realizzazione di un modello sanitario volto a efficienza e continuità nella cura della salute, che porterà a migliorare la qualità della vita dei pazienti (non solo anziani), ottimizzando le risorse esistenti e riducendo i costi. In questa prospettiva, è di particolare importanza il decentramento del trattamento, andando, ove possibile, dall’ospedale al sistema di assistenza domiciliare, migliorando nel contempo la qualità e l’efficacia delle cure mediche professionali dei pazienti.
Secondo uno studio del 2018 dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano il denaro risparmiato per il Sistema sanitario attraverso l’e-health ammonterebbe a 5 miliardi di euro.
Fonte: Agenda Digitale