La sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno è talmente diffusa che i numeri delle persone colpite sono paragonabili a quelli del diabete. A soffrirne, infatti, è il 5% della popolazione, quota che sopra i 40 anni raggiunge il 15%, ma risulta essere un’ epidemia silenziosa e ancora troppo trascurata, ma che apporta alle persone che ne soffrono disagi fisici e psicologici importanti.
La caratteristica principale di queste apnee è il temporaneo arresto del respiro mentre la persona dorme, che può durare diversi secondi, in base alla gravità della patologia.
I fattori che scatenano questo disturbo, sono spesso legati a delle abitudini di vita errate e a condizioni fisiche critiche come il sovrappeso/obesità, il consumo di alcolici prima di andare a dormire, l’assunzione di sonniferi. Altre cause possono essere legate alla struttura fisica del soggetto, come conformazione del palato o la deviazione del setto nasale. Quando si dorme, la muscolatura che mantiene dilatate le vie aeree subisce un leggero rilassamento, le pareti stesse si avvicinano e si occlude completamente il passaggio dell’aria causando l’apnea.
La gravità delle apnee dipende dal numero di eventi che si verificano durante la notte. Se vengono superati i 5 eventi all’ora il soggetto viene considerato affetto da Apnea Ostruttiva notturna.
Ogni singola apnea provoca un ostruzione che sottopone il corpo ad uno stress importante. Se in una persona sana la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna si abbassano durante la notte, lo stesso non si può dire per chi soffre di apnee. Nei soggetti OSAS, infatti, si registrano continui sbalzi pressori e una quota di ossigeno che arriva al cervello che può essere del 60%, ben inferiore al normale valore del 90%. Tutto questo può portare spesso a seri problemi di salute come l’infarto e l’ictus.
I sintomi principali delle apnee ostruttive sono il russamento, i frequenti risvegli in cui si ha la sensazione di soffocare, la gola secca e l’eccessiva sonnolenza diurna. Recenti studi hanno evidenziato che le persone ipertese che non rispondono ai farmaci spesso soffrono di apnee. La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno viene contrastata con un ampio spettro di terapie, ad esempio la CPAP (una mascherina simile a quella dell’ossigeno da mettere sul viso di notte, che mantiene una pressione nelle vie aeree del paziente per non farle chiudere), la chirurgia otorinolaringoiatrica, la terapia con Mad (Dispositivo di avanzamento mandibolare) e altre terapie posizionali e di dimagrimento (quando necessario).

I rischi per chi non si cura
Il numero di episodi di apnea indica la maggiore o minor gravità della sindrome e si conta con un esame che valuta la qualità del sonno, la polisonnografia, un monitoraggio del riposo notturno che può essere eseguito in un laboratorio di medicina del sonno o a casa, con uno strumento portatile. «Al mattino il medico legge il tracciato e può fare la diagnosi. – interviene Giuseppe Insalaco, ricercatore dell’Istituto di Biomedicina del Cnr di Palermo – Il percorso, che spesso inizia su segnalazione dei partner perché il paziente non si accorge dell’apnea, parte dal medico di famiglia che dovrebbe individuare chi è a rischio e inviarlo a un centro di medicina del sonno o a una delle circa 200 unità di pneumologia in cui si trattano le apnee. Purtroppo c’è poca conoscenza della patologia anche fra i medici: così l’apnea ostruttiva resta misconosciuta e progredisce. Il guaio è che ha conseguenze non da poco sulla salute: un’ipertensione che resiste ai farmaci, per esempio, è spesso legata a un respiro ostruito di notte. Che si associa, oltre a un maggior rischio di patologie cardiovascolari e metaboliche, anche a un incremento della steatosi epatica, di disfunzioni renali e oculari, di osteoporosi».
Qualità di vita compromessa
Da qui i costi associati alle apnee ostruttive; si stima siano circa 2,9 miliardi di euro, dovuti per la metà alla gestione delle patologie provocate o peggiorate dal respiro interrotto e per meno del 10% a diagnosi e cure; il 45% delle spese, poi, dipende dagli incidenti e dalla perdita di produttività associata alla sonnolenza.
Le Apnee Ostruttive del Sonno incidono significativamente anche sugli sbalzi della pressione arteriosa che si registrano non solo negli ipertesi ma anche nelle persone affette da OSAS che subiscono un minore apporto di ossigeno al cervello. L’apnea nel sonno può causare ed aumentare il rischi legati all’ ipertensione arteriosa, una condizione medica che può essere letale e che aumenta il rischio di infarti cardiaci, ictus e attacchi ischemici.
«Le apnee ostruttive compromettono la qualità di vita ma pochi le riconoscono e le curano: quando si fa diagnosi spesso ci accorgiamo che i pazienti hanno convissuto per 10-15 anni con il respiro interrotto, senza mai sospettare che fosse un problema serio»
Fonte : Fondazione Umberto Veronesi
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